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    Recensione Sonic X Shadow Generations: Armonia generazionale


    Tre ricci corrono molto meglio di due: scoprite nella nostra recensione come se la cava Sonic X Shadow Generations… su Nintendo Switch!

    Non eravamo troppo fiduciosi di poter valutare Sonic X Shadow Generations proprio nel formato per Nintendo Switch, ma come raramente avviene nel caso dei multipiattaforma la recensione riguarda proprio il port per l’ibrida delle meraviglie. In realtà uno slancio di fiducia è un buon segno per la capacità di SEGA nel convertire uno dei titoli migliori (s’era detto) nell’intero oeuvre di Sonic Team. Di recente è avvenuto giusto con Super Bomberman R 2, ma di certo non è la norma. Qui non c’è alcuna traccia di insicurezza, per quanto lo stile artistico tondeggiante del cast non rappresentasse una certezza di alcun tipo.

    Ma a rendere la possibilità di valutare proprio questo formato del gioco una vera gioia, semmai, è il rapporto complesso dell’originale del 2011 proprio con le piattaforme Nintendo. Nello specifico, fu il 3DS a suo tempo a ricevere una versione ad-hoc. Fu sviluppata da Dimps (trilogia Sonic Advance, duologia Sonic Rush, Sonic Colors DS). Chi vi scrive la acquistò al day one… e sempre al day one la finì. Per tredici lunghi anni, l’unico formato disponibile sulle piattaforme del Colosso di Kyoto è stato un’avventura di buona fattura, ma di breve, brevissimo respiro. Non è più così, non oggi che una delle migliori avventure del porcospino blu torna con un’espansione degna di definirsi la risposta a Bowser’s Fury.

    Destini paralleli | Recensione Sonic X Shadow Generations

    Parlando della trama, in Sonic X Shadow Generations coesistono due anime narrative (ovviamente) su cui non ci dilungheremo più del dovuto, anche se alcuni dettagli li svisceriamo volentieri nel corso della recensione. Per quanto altrimenti invariata nei cardini, l’avventura dei due Sonic (classico e moderno) presenta dei dialoghi alterati rispetto all’originale del 2011. Quest’ultimo, infatti, vantava un copione steso da Ken Pontac e Warren Graff (Sonic Colors e Madworld, sempre di SEGA). Oggi invece il dialoghista è Ian Flynn, autore dei fumetti Archie basati sul personaggio (oltre ad una profondamente filosofica serie su Mega Man, ndr). Ne risulta una storia attenta al canone quasi quanto un albo di Kurt Busiek. Cenni espliciti ai viaggi temporali di Sonic CD, menzioni della geografia di Mobius… e così via. Insomma: abbiamo a che fare con il pacchetto completo.

    Similarmente, qualora vogliate un punto di ingresso ideale per comprendere appieno la complessa (e, diciamocelo, struggente) backstory di Shadow, siete nel posto giusto. La narrativa, vertendo sempre sul caos scatenato dall’entità lovecraftiana Time Eater, coinvolge anche il porcospino rossonero in una dimensione bianca come un foglio vergine, proprio come i due compari dalle tinte cobalto. Qui coesistono pacificamente l’introduzione di Shadow e della Colonia Spaziale ARK in Sonic Adventure 2 ed il retcon effettuato in seguito nel gioco dedicato all’antieroe. E, se ci è concesso dirlo, è più un gioco degno di chiamarsi “Shadow the Hedgehog” questo rispetto al discusso episodio del 2005.

    Recensione Sonic X Shadow Generations: Armonia generazionale

    Yesterday and today | Recensione Sonic X Shadow Generations

    Contrariamente ai giochi usciti su SEGA Mega Drive, nel gameplay lo scisma tra “Atto 1” ed “Atto 2” trova un briciolo di ragion d’essere. In ogni livello, il cosiddetto “Atto 1” riguarda l’esclusivo level design a scorrimento laterale a cui è relegato Sonic classico. Ci sono meno fronzoli rispetto alla controparte moderna: leva analogica (o, siano lodati i Chaos Emerald, la croce digitale!) per muoversi, un paio di tasti per saltare come meglio si crede, e il grilletto destro per caricare lo Spin Dash e sfrecciare come una scheggia impazzita. Al di là dell’abbandono dei tasti frontali per quest’ultima mossa, l’idea di base è sempre la stessa. Finché si tiene con sé un Ring, ovvero uno dei tanti anelli sparpagliati per il livello, nessun attacco nemico è fatale.

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    È piuttosto l’inerzia a fare il bello e il cattivo tempo, ed è questo ad approfondire moderatamente il gameplay. I livelli dedicati al Sonic moderno, ovvero i vari “Atto 2” del caso, sono quelli in cui subentrano più variabili. Entrano così in gioco scatti da effettuare a cavallo di una scia di Ring, salti a muro, eccetera. La vera differenza, al di là dello scorrimento laterale che fa solo occasionalmente capolino nel livello, è la presenza di una barra Turbo. Possiamo caricarla effettuando acrobazie, sconfiggendo nemici o banalmente raccogliendo Ring. Le peripezie cinematografiche delle avventure più moderne si fanno strada nell’Atto 1 solo tramite transizioni o pericoli puramente contestuali. Nessuno di questi elementi comporta vere e proprie meccaniche. Semplice, diretto e quindi geniale: lo scopo del gioco del 2011 è rimasto immutato.

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    L’antieroe dei due mondi | Recensione Sonic X Shadow Generations

    Differente, invece, è la dicotomia dei livelli per quanto riguarda la campagna di Shadow, ovvero appunto “Shadow Generations”. Nel suo caso, l’Atto 1 si presenta come un qualsiasi livello del Sonic moderno. In altre parole, lunghi “corridoi” (per usare, se vogliamo, un termine preso di peso dalle disamine di Crash Bandicoot) in cui sfrecciare liberamente. Black Doom qui fa occasionalmente irruzione: il mefistofelico alieno espande nel corso della storia le abilità di Shadow. In questo modo, riceveremo mutazioni da usare all’occorrenza per nuove tecniche molto ispirate alla viscida malleabilità dei simbionti dell’universo Marvel. Ciò tende talvolta ad approfondire il moveset del personaggio quasi fino a complicarlo. Mai, però, in modo realmente sgradevole o scomodo. E accedere (quasi) liberamente al Chaos Control è una vera pacchia, l’abbiamo già detto?

    La chicca, invece, è l’Atto 2. Si tratta di livelli esclusivamente a scorrimento laterale, dove però permane la barra del turbo (più le abilità di Black Doom, in certi casi) come elemento di gameplay principale. Ed è qui che abbiamo capito. Oltre a dare lustro all’antieroe in attesa del suo debutto nelle sale, questo espediente consente di celare un erede spirituale alla serie Rush, così come hanno fatto Colors su DS e lo stesso Generations su 3DS tempo addietro. Non possiamo neanche fingere che il level design sia rimasto agli stessi livelli zoppicanti di Forces. L’implementazione dei due differenti stili vanta non poca cognizione di causa, come si vede già nei primi due Atti ambientati sulla Colonia Spaziale ARK. L’Atto 2 comprende le colonne rotanti con attrazione gravitazionale di Final Rush e Final Chase da Sonic Adventure 2, però senza alcuna frustrazione grazie allo scorrimento laterale. Non temere, Sonic Team: non ci sfugge nulla.

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    Il candore dei ricordi | Recensione Sonic X Shadow Generations

    La hub centrale, per entrambe le avventure, è concettualmente la stessa: quello che il gioco chiama lo “spazio bianco” al di fuori del tempo. Nel caso dei due Sonic, è quanto abbiamo già avuto modo più o meno di apprezzare in passato, e che su 3DS veniva ridotto a una semplice schermata di selezione livello. Diciamo “più o meno” per un motivo che andremo a sviscerare nella prossima sezione. Ad ogni modo, nell’enorme pseudo-livello a scorrimento laterale trovano posto sia i portali per accedere agli stage in sé che i punti di ingresso per le varie sfide. Questo senza contare la sala delle collezioni e gli extra come il flipper basato su Casinò Night Zone.

    Nel caso di Shadow, invece, abbiamo a che vedere con un’area che ricorda lo Sgattaiolago di Super Mario 3D World + Bowser’s Fury. Qui le sfide di platforming tra un livello e l’altro aumentano a dismisura, prendendo parte del DNA di Sonic Frontiers. Aiutano, in tal senso, le opzioni a disposizione del giocatore man mano che si prosegue nell’avventura. Le intromissioni di Black Doom nel corso della sua epopea, infatti, vanno gradualmente ad ampliare anche il numero di aree accessibili. Il risultato talvolta può dimostrarsi dispersivo, specie dopo l’impatto che consegue il primo boss (prima del quale l’aspetto della hub centrale dava l’idea di essere più lineare). Ma sappiamo quale tarlo vi attanaglia. Perché abbiamo detto “più o meno”, vi chiederete?

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    L’insolita vecchia storia | Recensione Sonic X Shadow Generations

    Se c’è una lezione che questo brand non ha mai appreso dalla comunque lodevole sperimentazione di Sonic CD, è che il matrimonio tra le scorribande del porcospino e l’esplorazione si rivela sempre disastroso. Chiariamoci: sfrecciare nei vari livelli è sempre una gioia, un po’ meno doversi fermare e setacciarne ogni anfratto. Purtroppo, o per fortuna se ogni accenno di longevità per voi è ben accetto, i livelli di Sonic non includono solo i cinque Ring rossi con i quali sbloccare gli extra da visionare nel museo (o, nel caso della musica, di cui usufruire anche nei livelli). Trovano posto pure tre Chao da salvare facoltativamente in ogni singolo Atto. Raramente il gioco consente di ottenere qualcosa senza rispettare la giusta inerzia in punti ben specifici; è più probabile riuscirci per puro caso.

    Verrebbe da pensare che la campagna di Shadow, in quanto “secondaria” (ma in realtà equamente ricca di carne al fuoco), esuli da questa problematica. In realtà, il suo approccio ai propri extra (comprensivi di illustrazioni, musica e stralci narrativi dai precedenti giochi) è il medesimo, se non ancora più pedante. In questo caso, infatti, l’equivalente dei Ring rossi sono le chiavi per i relativi scrigni. Se ne possono accumulare in blocco sia nei livelli normali che nei mini-stage legati alle sfide (presenti anche durante la storia di Sonic, ma magnanimamente privi di Ring rossi nel loro caso), vero. Una volta esaurite le chiavi per una determinata categoria il gioco sarà però ben felice di mandarci a “fare i compiti”.

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    Atlante supersonico | Recensione Sonic X Shadow Generations

    Detta così, verrebbe da pensare che l’esplorazione zoppicante basti da sola a far cadere di faccia l’intera esperienza. Nulla di più lontano dal vero. Resta perfettamente intatta, in ciascuna campagna, la varietà dei livelli. La selezione di questi ultimi, nella “versione” 3DS, per quella che speriamo essere una coincidenza si è tradotta nel primo livello di quasi ogni capitolo precedente rappresentato (Casino Night e Water Palace esclusi). In quanto al gioco attuale, invece, Sonic vanta una visuale a tutto tondo di tutti gli episodi principali dal debutto su Mega Drive all’allora recentissimo Colors. Shadow, dal canto suo, addirittura si diletta nell’includere scenari da Sonic Forces e Sonic Frontiers.

    Lo stesso discorso si può applicare anche alla scelta dei boss. Tutte le ere del franchise ricevono i loro meritati quindici minuti di fama, con versioni riarrangiate degli scontri più leggendari visti dal porcospino nella sua ormai ultratrentennale carriera. Da un lato, Sonic ha modo di vedersela con il robot della Death Egg e con Perfect Chaos. Nel caso di Shadow tornano il Biolizard da Adventure 2 (riproposto in Generations su 3DS come avversario improvvisato di Sonic), Metal Overlord da Heroes ed altri ancora. Un vero “best of” sia in fatto di livelli che di combattimenti di fine mondo, dunque: l’ideale per rispolverare il riccio cobalto di SEGA al suo meglio, oggi come in quel “lontano” 2011.

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    Pezzi da novanta e pezzi da museo | Recensione Sonic X Shadow Generations

    La sala delle collezioni, perfetta (salvo il disturbo ossessivo-compulsivo che ci attanaglia ad ogni spazio vuoto) per le pause tra un livello e l’altro, è l’approccio più tradizionale alla nostalgia su cui verte l’esperienza di gioco. Sia per Sonic che per Shadow, è qui che trovano posto illustrazioni, colonne sonore e materiale promozionale accumulati in trent’anni (o venti, nel caso di Sonic) di altalenante attività. Nel caso di Shadow, come già detto, è possibile inoltre leggere dei comodi riassunti con i quali raccapezzarsi facilmente delle versioni differenti della sua backstory, tutte con tendenze conflittuali e contraddittorie tra loro. Occorre rimboccarsi le maniche setacciando i livelli, ma per i veri fan il gioco vale la candela oggi come tredici anni fa.

    Siccome di variazioni sul tema si parla, vediamo di sviscerare la questione delle benedette sfide. È in questa sede, infatti, che i livelli regolari si fanno occasionalmente (ma non sempre) più piccoli, chiedendoci di arrivare indenni a fine stage con un solo Ring, di usare un certo potere (molti dei quali si possono sbloccare come abilità nel negozio di Omochao) o di battere un avversario in una gara. È quest’ultimo tipo di competizione a fare capolino anche nell’avventura di Sonic principale, sotto forma di miniboss da affrontare in corsa. Alle deviazioni si aggiungono poi chicche come il del tutto facoltativo flipper ispirato a Casino Night, con il riarrangiamento della musica nato su 3DS che ci fa sognare un futuro DLC con cui, per completezza, reintegrare i livelli esclusivi a quella versione. Sarebbe bello, sì.

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    Un trip delirante nei meandri della memoria | Recensione Sonic X Shadow Generations

    Siamo già alla valutazione tecnica? Benissimo, perché c’è veramente, ma veramente poco e niente di cui parlar male. La grafica della versione Switch, che poi è forse il motivo stesso dietro la scelta di SEGA di concederci di valutare proprio questo formato, è un autentico schiaffo al concetto di “power gap” a cui i detrattori della Grande N si aggrappano con disperazione. Se c’era una cosa che eravamo sicuri avrebbe fatto piangere la console solo vedendo i trailer, erano le intromissioni di Black Doom nei livelli di Shadow. Si tratta di transizioni ispirate visivamente alla dimensione specchio vista nell’universo cinematico Marvel con il Dottor Strange; ebbene, Switch regge le flessioni dei palazzi senza aver bisogno di farne a sua volta. Nessun fiato dalla ventola, solo spettacolarità (e l’occasionale glitch minore, ma occorre farci l’occhio).

    Che dire, poi, del sonoro? L’eterna eccellenza per il nostro paese risiede nel doppiaggio italiano (salvo forse il sempre incerto Aldo Stella nei panni di Eggman, forse più adatto a Clank nel franchise di Sony e a Guldo in Dragon Ball) e anche nella riscrittura di Ian Flynn le voci nostrane continuano a reggere botta. Il Sonic di Renato Novara, in primis, parla di Time Stone con naturalezza impeccabile. Bravissimo anche Claudio Moneta come Shadow, degno portavoce del dramma interiore del personaggio. La colonna sonora, poi, unisce virtuosismi orchestrali alle sonorità glam-rock di Jun Senoue, con l’aggiunta dei vari featuring come Cash Cash che ha collaborato con Ted Poley e Tony Harnell per Escape from the City. Ai non-(ancora-)fan: avrete di che coccolarvi le orecchie.

    Recensione Sonic X Shadow Generations: Armonia generazionale

    Considerazioni conclusive

    Non resta molto altro da aggiungere in questa recensione, se non parlare di quanto Sonic X Shadow Generations ci sottrarrà dal portafogli. Se di edizione standard si parla, restiamo fissi sui 50 euro. Pertanto, dieci in meno rispetto al prezzo pieno, in un mercato dove quasi nessuna seconda stesura offre la stessa mole di contenuti per la medesima cifra. Naturalmente poi ci sono le aggiunte delle edizioni Digital Deluxe di rito, compreso un DLC ispirato al terzo lungometraggio non ancora nelle sale. Per noi non cambierà nulla, ma nel doppiaggio inglese Keanu Reeves presterà la voce al differente Shadow nel livello a lui designato. Siamo curiosi di vedere altre espansioni, magari (di nuovo, si spera) ispirate alla versione 3DS.

    Per ora, però, cosa offre il gioco, nella sua bolla? Nessun conflitto generazionale, poco ma sicuro. Ad essere onesti, ci saremmo fatti bastare volentieri un port nudo e crudo dell’originale del 2011. Invece, SEGA e Sonic Team hanno ben pensato di “regalarci” un altro gioco. Parliamo di quello Shadow Generations che abbiamo voluto valorizzare tanto nel corso della nostra disamina quanto nelle schermate in essa contenute. (E no, il gioco non è tutto a tema urbano, non temete.) Il verdetto? Sia nel panorama prodigo di platformer di Nintendo Switch che (soprattutto) sulle altre piattaforme altrimenti sguarnite, il gioco resta insieme a Sonic Mania un vademecum di ciò che era, è e può ancora essere il porcospino blu di SEGA. Se dunque avete anche Mania tra le mani, in combo con Origins, potete dormire tra tre guanciali. Due blu e uno nero, nel caso non fosse chiaro.

    Recensione Sonic X Shadow Generations: Armonia generazionale

    Questo era ciò che pensavamo noi. Voi però di che opinione siete? Ditecelo qui sotto, e come sempre non dimenticate di restare su tuttotek.it per tutte le notizie più importanti per i gamer e non solo. Per i vostri bisogni puramente videoludici, potete invece trovare i migliori sconti in formato digitale su Instant Gaming.

    Insieme a Mania, il Sonic perfetto

    Punti a favore

    • Un’ottima selezione di livelli…
    • Grafica al pari degli altri formati…
    • Sonoro anche sopra lo standard di SEGA
    • Museo molto ben nutrito
    • Una gioia il gameplay di tutti i personaggi

    Punti a sfavore

    • … ottimi per correre, pessimi da esplorare
    • … rare sbavature a parte
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