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    Recensione Dragon’s Dogma 2: il Barocco degli RPG


    In questa recensione analizzeremo Dragon’s Dogma 2: l’attesissimo sequel dell’action RGP di Capcom

    Quando annunciarono Dragon’s Dogma 2 (ormai quasi due anni fa) eravamo tra coloro che hanno fatto un piccolo balzo sulla sedia da gaming. Avevamo infatti scoperto il primo capitolo, nella sua versione “Dark Arisen“, solo anni dopo la sua uscita, spinti da quei video che celebrano le gemme nascoste del panorama videoludico. E fu amore a prima vista.

    Sebbene non scevro da difetti, il primo Dragon’s Dogma custodiva peculiarità uniche nel panorama dei GDR, caratteristiche che ci avevano stregati. Per questo, abbiamo voluto prenderci tutto il tempo necessario per recensire questo sequel, consapevoli che la fretta è nemica di chi vaga nelle immense lande di Dragon’s Dogma 2.

    Recensione Dragon's Dogma 2: il Barocco degli RPG

    Muoviamo i primi passi | Recensione Dragon’s Dogma 2

    Dragon’s Dogma 2 si apre con un alone di mistero: l’Arisen (il protagonista) si sveglia in una prigione sotterranea, senza alcuna traccia del proprio passato. Da qui avremo accesso alla creazione del personaggio. Con cura e attenzione, potremo plasmare il nostro alter ego in maniera molto approfondita, determinandone sesso, razza e personalizzandone l’estetica a nostro piacimento.

    Una volta che l’Arisen avrà preso forma, ci troviamo di fronte a un breve tutorial che ci accompagna nei primi passi di questa nuova avventura. E affrontando le prime mostruose creature, iniziamo a scoprire i segreti di questo mondo enigmatico. Combattendo per la nostra sopravvivenza, emergeranno indizi del passato dell’Arisen, frammenti di memoria che si insinuano nella sua coscienza come fili sottili di un puzzle intricato. 

    Senza fare grossi spoiler, noi giocheremo nei panni dell’Arisen: un eroe prescelto a cui un drago ha rubato il cuore. Secondo la leggenda, solo il vero Arisen può regnare su Vermund (il regno nel quale vivremo la nostra avventura), ma un impostore siede sul trono, sostenuto da una oscura cospirazione. Alcuni fedeli al vero sovrano, riconoscendo il potere dell’Arisen, ci presteranno il loro aiuto ai fini di smascherare l’usurpatore. Da qui, si dirameranno missioni principali e secondarie volte a far progredire la trama. 

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    Purtroppo, quest’ultima fatica a coinvolgere il giocatore. Dialoghi poco ispirati e un ritmo narrativo lento non invogliano ad approfondire la storia. Nonostante il potenziale, la narrazione rimane piatta e priva di mordente, anche a causa di personaggi poco memorabili.

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    Il gameplay | Recensione Dragon’s Dogma 2

    Passiamo al fulcro dei titolo, il vero e proprio motivo che spingerà il giocatore a passare ore e ore nelle lande di Vermund: il gameplay. Tutto ruota attorno a ben 10 vocazioni disponibili e, la caratteristica peculiare, è che potremo cambiare classe man mano che proseguiremo nel gioco. Il gioco presenta un’impostazioni da action puro e, quindi, potremo fisicamente attaccare i nemici con combattimenti fluidi e una componente ruolistica ridotta all’osso; questa si sintetizza in qualche ordine che potremo impartire alle nostre pedine.

    Proprio come nel suo predecessore, Dragon’s Dogma 2 vanta un sistema di pedine davvero unico. Nel nostro viaggio saremo accompagnati da 3 pedine, di cui una principale che ci seguirà fino alla fine. Le altre due pedine sono intercambiabili e, cosa ancora più interessante, sono create da altri giocatori. Nonostante l’intelligenza artificiale non sia perfetta, le pedine ci daranno consigli utili su come raggiungere forzieri o eventi speciali scoperti durante le loro partite precedenti, creando un senso di condivisione e appartenenza a un’universo vasto.

    Ogni vocazione che sceglieremo ha la sua lista di skills, di cui potremo selezionarne 4 alla volta. Queste verranno sbloccate man mano che accumuleremo esperienza. La progressione è abbastanza rapida, il ché ci sta a suggerire che, ben presto, sentiremo la necessità di passare a una classe differente. A differenza di molti altri RPG, Dragon’s Dogma 2 non ci costringe a rimanere vincolati a una singola specializzazione. Potremo infatti sperimentare tutte le vocazioni e padroneggiarle al massimo, aumentando la varietà del gameplay e rendendo l’avventura ancora più divertente.

    Un’altra caratteristica, anche qui presente nel primo capitolo, ma che è stata leggermente limata, è il sistema di arrampicata sui boss e mid-boss. In poche parole, ci sarà modo di salire sui colossi per sferrare attacchi mirati, ad esempio, alla testa o altre sezioni critiche. Le boss-fight si sono tradotte, almeno nel nostro caso, nello sfruttare quanto più possibile questa meccanica. La motivazione principale risiede nel fatto che i combattimenti, più che essere difficili, sono estremamente longevi.

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    Difficoltà | Recensione Dragon’s Dogma 2

    Parliamo, ora, di difficoltà. Abbiamo detto che il combattimento è sicuramente ciò che brilla di più nel titolo di Capcom. I giocatori che hanno già completato il primo capitolo potrebbero non trovare il livello di difficoltà sufficiente. Se inizialmente i combattimenti sembreranno abbastanza bilanciati, man mano che abbiamo accumulato ore di gioco ci siamo resi conto che il tutto si sintetizza nel ripetere le medesime combo di tasti, o spammare un unico attacco, in modo da terminare la battaglia. 

    Un aspetto da sottolineare, infatti, è la discrepanza tra l’approccio tatticamente più efficiente e quello più divertente. Spesso, la strategia vincente si traduce in azioni ripetitive e meno appaganti, come ad esempio l’utilizzo smodato di una singola abilità particolarmente efficace contro un determinato nemico.

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    Atmosfera generale | Recensione Dragon’s Dogma 2

    L’esplorazione in questo Dragon’s Dogma 2 abbraccia un approccio open-world che ricorda vagamente alcuni titoli open-world di successo, come The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Ciò che rende coinvolgente il tutto è la sua capacità di spingere il giocatore a vagare per il mondo di gioco senza una meta precisa, spesso trovandosi a scoprire nuovi luoghi e segreti senza neanche rendersene conto. È facile perdersi nell’ampio scenario, dimenticando il passare del tempo mentre si lascia che la curiosità guidi l’esplorazione.

    C’è, però, un grosso “ma” che interessa i dungeon, che non riescono a convincere in alcun modo. Molti di essi offrono solo brevi sfide senza grandi ricompense, risultando più come rapide deviazioni anziché veri e propri percorsi di avventura. Anche quelli più elaborati sembrano mancare della complessità e dell’immersione che ci si aspetterebbe da un dungeon crawler di alto livello. Inoltre, ci è dispiaciuto scoprire ben presto che il loot ottenibile è pressocché identico a quello acquistabile dai vari negozianti in città, abbassando drasticamente la voglia di esplorarli.

    Alcune zone aperte, però, si distinguono per la loro capacità di trasmettere una sensazione di sfida. La presenza di nemici è notevolmente aumentata rispetto al predecessore, contribuendo a rendere il tutto più stuzzicante. Ci è capitato, ad esempio, di affrontare diversi mid-boss alla volta e vedere che questi ultimi combattevano uno contro l’altro. Col passare delle ore, ci siamo chiesti il perché non sfruttare eventi simili per diversificare l’esperienza.

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    Comparto tecnico | Recensione Dragon’s Dogma 2

    Il nostro test è stato effettuato su un PC con scheda video NVIDIA RTX 3070, 16GB di RAM DDR4 e un processore Intel Core i5 12600K, con risoluzione 1440p, DLSS e ray tracing attivi.

    L’esperienza di gioco si è rivelata fluida e godibile all’esterno delle città, dove il frame rate si mantiene stabile e la grafica risulta dettagliata e piacevole. Tuttavia, all’interno dei centri abitati, le prestazioni calano sensibilmente, con abbassamenti di frame rate e stuttering.

    In generale, l’ottimizzazione del gioco non risulta eccellente. Nonostante ciò, non possiamo definire la grafica pessima, ma piuttosto datata e non all’altezza degli standard odierni. L’effettistica e il comparto sonoro ci hanno però, convinti. Le animazioni sono fluide e gli effetti visivi spettacolari, mentre i suoni immersivi contribuiscono a creare un’atmosfera coinvolgente.

    Tiriamo le somme

    Dragon’s Dogma 2 si presenta come un’occasione mancata, un’opera ambiziosa che non riesce a centrare appieno il bersaglio. L’alone di fascino che circonda il titolo, alimentato da un gameplay solido e da un’ambientazione suggestiva, viene smorzato da una trama poco incisiva, dialoghi banali e una progressione che, con il passare delle ore, si rivela alquanto blanda.

    In altre parole, potremmo definirlo come “il Barocco degli RPG” che inizialmente ammalia con la sua facciata ricca e promettente, ma una volta varcata la soglia e addentrati nel cuore dell’avventura, si scopre un’architettura interna meno elaborata e profonda di quanto ci si potesse aspettare. La trama fatica a decollare, mancando di mordente ed epicità, mentre i dialoghi, spesso superficiali e privi di anima, falliscono nel coinvolgere emotivamente il giocatore.

    Dragon’s Dogma 2 lascia quindi un senso di amaro in bocca, di potenziale inespresso e di promesse disattese. Un titolo che, pur non mancando di pregi, non riesce ad elevarsi al di sopra della mediocrità, risultando un’occasione mancata per dare vita a un’esperienza RPG memorabile.

    Punti a favore

    • Gameplay solido e coinvolgente
    • Il sistema di pedine convince
    • Atmosfera suggestiva
    • Mondo di gioco open-world vasto e ricco da esplorare

    Punti a sfavore

    • Trama poco incisiva e dialoghi banali
    • Progressione che cala di ritmo nel corso del gioco
    • Dungeon poco ispirati e ricompense non soddisfacenti
    • Il livello di difficoltà è abbastanza basso
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